*Omaggio a Charlie Watts* The Rolling Stones “Honky Tonk Women” – 1969 –

Rendo omaggio con piacere a Charile Watts, batterista dei Rolling Stones che ci ha laciato all’età di 80 anni. I grandi gruppi rock della storia hanno basato la loro fortuna sull’alchimia e sull’equilibrio dei componenti, perfettamentre complementari tra di loro.
Poi se parliamo di un gruppo dalla longevità incredibile come i Rolling Stones che esistono “solamente” dal 1962, capite non è solo il genio e la sregolatezza a far durare una realtà cosi inossidabile ma anche un senso della costanza, del ritmo e soprattutto della continuità.
Charlie Watts dettava, a suo modo, il ritmo delle «pietre rotolanti» da decenni non solo in senso musicale ma anche sostanziale, il suo ruolo è sempre stato quello di rimanere defilato, di fare il suo dovere, di dare una non ingombrante ma decisiva impronta sonora al gruppo e soprattutto quello di tenerlo in qualche modo assieme visti gli alti e bassi e gli eccessi della “primadonna” Mick Jagger.
Lo stesso chitarrista (e altra “primadonna” del gruppo) Keith Richards ha ammesso: «Non ci potrebbero essere i Rolling Stones senza Charlie Watts», e fu proprio lui nel lontano 1963 a portarlo nel gruppo quando strappandolo ad un anonimo lavoro di grafico e alla band Blues Incorporated, da quel giorno Charile è rimasto fedelissimo sia al gruppo che alla donna della sua vita, la pittrice e scultrice Shirley Ann Sheperd che sposò nel 1964.
Insieme agli Stones, Watts è stato inserito nella Rock’n’Roll Hall of Fame nel 1989, il suo stile è sempre stato definito come secco, rigoroso, lontano dai vitruosisimi e dai protagonismi di grandissimi come John Bonham (Led Zeppelin) o Keith Moon (The Who) .
Charile aveva lo swing nel suo stile e, come tanti sapevano, a tempo perso suonava jazz per passione portando avanti progetti senza grosse pretese commerciali; negli Stones incarnava da sempre la parte del metronomo perfetto, del punto di riferimento attorno il quale ruotavano elementi che potevano permetersi invece di essere più sporchi, estrosi, irregolari.
Sono tanti i brani degli Stones che brillano grazie al suo stile e al suo suono, a partire dalla celeberrima “(I can’t get no) Satisfaction” passando per “Paint it black” o Get off of my cloud”.
Oggi ricordiamo Charile Watts con un brano uscito nel 1969 dove si sente il suo lavoro apparentemente semplice che però come potete sentire dà un’impronta ben precisa ad un brano dove la batteria è comunque in primo piano.