*OMAGGIO* Lamont Dozier “Going back to my roots” – 1977 –

Vi porto in una delle città più importanti al mondo per la musica per rendere omaggio ad un grande musicista e produttore da poco scomparso.
Siamo a Detroit, principale centro dello stato del Michigan, un posto noto a tutti soprattutto per l’industria automobilistica. Se da noi vale l’adagio “donne e motori”, lì sono state soprattutto le tendenze musicali ad essere esportate in tutto il mondo. Soprattutto i locali e i teatri hanno fatto scuola a Detroit. Negli anni quaranta le notti si passavano ad ascoltare la Symphony Orchestra, oppure ad assaggiare quello per l’epoca successiva sarebbero diventati il jazz e il blues, in parole povere la rivincita della musica nera su scala mondiale. Qui è stata fondata la famosa casa discografica Motown, che ha raggiunto l’apice negli anni ’60 con personaggi del calibro di Stevie Wonder, The Temptations, Diana Ross & The Supremes, i Jackson 5 e Marvin Gaye.
Dietro a questi artisti c’era un team vincente fatto di produttori, musicisti e anche autori. Tra questi c’era anche un certo Lamont Dozier, un personaggio chiave della musica soul di tutti i tempi, molto omaggiato anche negli anni successivi. Sono sue le canzoni “Two hearts” e “You can’t hurry love”, riprese anche negli anni ’80 da Phil Collins, vede la sua firma un classico disco come “Reach out, i’ll be there”. Oggi per omaggiare questo grande artista mi fermo nel 1977, un anno difficile per gli artisti come lui. Tutto quello che c’era prima infatti veniva spazzato via dal punk e dalla disco music. A Detroit era in atto un invasione bianca di rock portato da Kiss e di Iggy Pop. Al cinema usciva il primo capitolo della infinita saga “Guerre stellari” e tutti, ma proprio tutti, ballavano sulle note de “La febbre del Sabato sera”. Proprio in quel momento così delicato e negativo per il soul, Lamont Dozier pubblica un pezzo destinato a far ballare e a diventare una pietra miliare, “Going back to my roots”. Questo pezzo ha avuto due cover di grande successo, quella di Ritche Havens uscita nel 1980 e quella degli Odyssey arrivata in cima alle classifiche nel 1981. Negli anni però sempre più persone si sono andate a riscoprire l’originale, una vera sintesi tra musica africana e funky, che nella versione estesa durava quasi 10 minuti.