Justin Bieber (Feat. Daniel Caesar Giveon) “Peaches”

Sappiamo da tempo come il dorato mondo delle popstar nasconda insidie e storie tragiche di depressione, problemi di salute mentale, quella faccia oscura della luna che spesso viene rivelata e che si accompagna ai lustrini e ai primi posti in classifica.
A volte però non si capisce quale sia il confine tra la verità e la finzione, quanto certe vicende personali siano frutto di un racconto spontaneo e quanto facciano anche loro parte integrante del business.
Chi segue e diventa fan di un artista, soprattutto in giovane età, tende anche ad innamorarsi della sua sincerità o presunta tale, del suo mettersi a nudo con le proprie fragilità, è capitato a Lady Gaga parlare in maniera piuttosto decisa della sua depressione, a Demi Lovato dei suoi eccessi con le droghe, Beyoncè ha trasformato in un album un momento difficile di coppia vissuto insieme a Jay Z, per non parlare di quello che si è detto di Britney Spears.
In mezzo a tutto questo baillamme di popstar depresse uno spazio di rilievo se lo è sicuramente conquistato Justin Bieber, un’altra anima redenta dopo un abisso fatto di droghe ed eccessi, tutto questo soprattutto grazie alla moglie che si è preso cura di lui ed è diventata la musa del nuovo album “Justice”.
La domanda è: ne avevamo proprio bisogno di un disco come questo? La sensazione è che qualcosa sia destinato a rimanere, altri momenti risultano stucchevoli se non irritanti, la crescita però, non possiamo negarlo, c’è.
Una cosa è certa: Justin sa catturare l’attenzione su di sè: “Holy”, ad esempio inneggia alla fede cristiana prendendo di mezzo il gospel, “Somebody” e “Ghost” strizzano l’occhio agli anni ’80 in stile The Weeknd mentre “Die For You” stupisce per i cambi di ritmica.
Spuntano anche due frammenti vocali di Martin Luther King, e lì vorresti idealmente tirare il cd fuori dalla finestra ma poi si fa perdonare con pezzi come “Peaches”, un singolo fresco fatto apposta per essere ascoltato alla radio con il finestrino mezzo giù.