Geolier “I pe’ me tu p’ te”

Il secondo posto al Festival di Sanremo, la vittoria nella serata cover (insieme a Luché, Guè e Gigi D’Alessio) e le polemiche che ne sono conseguite mi hanno spinto a fare alcuni precisazioni.
Cominciamo col chiarire un po’ di cose: Geolier è stato l’artista con più ascolti su Spotify nel 2023, la canzone che ha portato a Sanremo non è del tutto rappresentativa del suo genere musicale, molto più ispirato al rap vecchia scuola con forte radicamento sul territorio e un immaginario presente in ogni città medio grande, quello dei quartieri popolari.
La lingua napoletana è diventata ormai universale in questo tipo di racconto, nelle città del Sud e in buona parte del Nord, lo dimostra il fatto che la città in Italia dove Geolier risulta più ascoltato è quella di Milano.
Chi in Italia vive nella città del sud e nelle zone del nord meta di forte immigrazione sente molto di più la questione identitaria dei quartieri che storicamente si dividevano in nobili e popolari, alti e bassi.
Questo preambolo serve a spiegare il perché, all’indomani della vittoria di Geolier nella serata cover, sono stati tanti, soprattutto sui social, a scrivere cose del tipo ” Napoli non si merita questo”, “Questa non è la mia Napoli”, perché ognuno è cresciuto o si identifica nella “sua” Napoli.
La divisione culturale tra questi due ambiti è sempre esistita, ricordate ad esempio i fischi a Gigi D’Alessio niente meno che in Piazza Plebiscito quando era stato chiamato come ospite a un concerto di Pino Daniele.
Quello che è successo sul palco di Sanremo è frutto di un passo successivo, di quando il mondo del rap, qui rappresentato da Geolier e Luchè, si è coalizzato col mondo dei cantanti neomelodici, infatti sul palco c’era Gigi D’Alessio.
La storia del Festival di Sanremo, anche questo occorre ricordarlo, è fatta di numerose contestazioni, ad esempio nel 1991 persino la vittoria dell’oggi intoccabile Riccardo Cocciante non fu presa molto bene, perché il pubblico preferiva Renato Zero in gara con “Spalle al muro”, cosi come nel 1993 non trattò molto bene nemmeno Grazia di Michele e Rossana Casale, arrivate più in alto sempre dello stesso Renato Zero.
A mio parere le contestazioni fanno parte della storia del Festival, condannabile invece sono (e vorrei anche vedere) gli atteggiamenti razzisti o gli insulti.
E poi c’è l’argomento televoto, anche questo non certo liquidabile in due parole, perché sui risultati di nefandezze e truffe ne abbiamo viste parecchie in questi anni, tra call center comprati e voti non arrivati.
C’è poi un altro aspetto di cui poco si parla, quello dell’invasione dei fanclub nei luoghi virtuali dove spesso esercitare un normale diritto di critica è diventato sempre più difficile per ogni giornalista di settore, spesso vessato da atteggiamenti al limite del bullismo.
Per questi motivi, in un paese dove ci si divide su tutto, a Sanremo si è adottato questo sistema misto dove televoto, sala stampa e giuria delle radio si dividono questa torta, al netto ovviamente di eventuali investimenti e manovre discografiche, sulle quali ovviamente spesso si impara qualcosa solo dopo diversi anni.
Per questo a mio parere trovo veramente sterile e inutile fare le tifoserie per un risultato che dobbiamo prendere per quello che è, risultato a mio parere ampiamente meritato per Geolier, che con “I pe’ me tu p’ te”, scritta insieme a Davide Simonetta e Paolo Antonacci, è destinato ad essere parecchio ascoltato, essendo anche un brano molto in linea con quello che si ascolta oggi in Italia..