Fabrizio Moro, l’amore e l’impegno

“Figli di nessuno” è il decimo album del cantautore romano, dedicato ai suoi figli e a chi ce l’ha fatta da solo, con diversi riferimenti alla società. Dal 12 ottobre in sarà in tour.

E’ un percorso anomalo quello di Fabrizio Moro, un artista che non ha mai goduto di un incondizionato appoggio mediatico e radiofonico, un cantautore che non ha mai inseguito i suoni del momento preferendo avere un proprio pubblico piuttosto dell’inseguire quello “grande” o generalista.
Fabrizio ha raccontato sempre molto di sè in musica, i suoi due trionfi sanremesi, quello del 2003 nelle Nuove Proposte con “Pensa” e quello del 2018, in compagnia di Ermal Meta con “Non mi avete fatto niente” rappresentano invece il lato più sociale, universale del suo modo di scrivere.
Anche “Figli di nessuno”, decimo album della sua carriera, non smentisce le sue caratteristiche, Fabrizio a 44 anni ha un approccio più sereno ma non rinuncia alla rabbia di chi arriva dalla strada, dalla periferia e vuole continuare ad esprimere quel mondo senza strizzare l’occhio al duetto furbo e alle mode del momento.
Se vogliamo Fabrizio è l’esatto contrario del suo talentuoso collega Ermal Meta che è di natura curioso alla contaminazione e portato a scrivere per altri, tra puro mestiere e divertimento.
Moro racconta invece soprattutto di sé, dei tanti muri incontrati lungo il percorso e buttati giù senza una mano tesa ad aiutarti, dell’amore per i figli, che lo ha reso una persona migliore.
“Ogni metro di successo ha un caro prezzo…”, dice una strofa della canzone che intitola l’album, in “Quasi” invece canta dello stare a pochi centimetri dal traguardo e non arrivarci ma senza autocommiserazione, anzi, con la soddisfazione di guardarsi indietro per godersi il cammino fatto fino a lì, rivedere le difficoltà e gli ostacoli incontrati.
Questo è esattamente Fabrizio Moro oggi, che in “Me ‘nnamoravo de te” parla del nostro paese che spesso l’ha deluso come cittadino ma che continua ad amare follemente, “Ho bisogno di credere” parla di fede e spiritualità, quella che lo ha guidato nella stesura dell’album, scritto molto di getto.
Moro stesso racconta: “Nei momenti in cui mi sono affidato alla spiritualità le cose sono arrivate sempre con una facilità estrema, con naturalezza. Al contrario ogni volta che ho pensato al mio lavoro in maniera razionale e materiale, facendo dei calcoli, è stato un fallimento”.