*CLASSICO* Renato Zero “Il cielo” – 1977 –

Siamo alla fine del 1977,un anno carico di fermento culturale, di grandi novità e anche tanta tensione che si accompagnava all’ aria di novità e creatività presente in tutto il mondo musicale.
Il 28 Ottobre esce “Never mind the bollocks”, il disco dei Sex Pistols che ha traghettato al grande pubblico la ribellione e la provocazione del punk, per chi si voleva divertire la disco music era al massimo della propria espansione ed anche qui in Italia la hit parade era piena di artisti come Donna Summer e la sua elettronica “I feel love”, Roberta Kelly che ci faceva l’ oroscopo con “Zodiac” e i Santa Esmeralda che hanno trasformato in un pezzo da ballare un classico dei Cleerence Clearwater Revival, l’ indimenticabile “Don’t let me be misunderstood”.
Gli ultimi 2 mesi del 1977 da noi hanno visto l’ affermazione di un artista che fugge ad ogni classificazione, ad ogni moda e che si distingue per essere un assoluto animale da palcoscenico che ha un rapporto speciale coi suoi fan che si fanno chiamare amichevolmente “sorcini”.
Come avrete capito, sto parlando di Renato Zero e, in particolare dell’album “Zerofobia”, uscito nel ’77 e che gli ha permesso finalmente di avere il consenso che da anni stava cercando.
Infatti Renato Zero ha cominciato la sua gavetta addirittura dalla metà degli anni ’60, prima come componente del corpo di ballo diretto da Don Lurio negli spettacoli di Rita Pavone, poi come cantante e ballerino in vari musical come “Hair”, insieme agli allora giovanissimi Loredana Bertè e Teo Teocoli.
Intanto scriveva già canzoni, si esibiva travestito da donna proponendo un personaggio che ci ha messo un po’ di anni per essere accettato ma che proprio in quel 1977 si è rivelato al massimo dell’ ispirazione.
L’ album “Zerofobia” è francamente bellissimo, il pezzo d’ apertura è “Mi vendo”, un pezzo disco che gioca sulla sua ambiguità con tanto ritmo e melodia, poi ci sono “Morire qui”, “Manichini” e “Vivo”, uno dei pezzi al quale Renato è maggiormente legato. Il disco è stato pubblicato anche in Brasile, Argentina e Germania ed è chiuso da quello che oggi è considerato il pezzo manifesto di Renato Zero “Il cielo”, un brano in grado ancora di emozionare e che nella versione dal vivo è arricchito da un piccolo monologo che strappa sempre applausi ed entusiasmo.