“Verde Smeraldo” è il nuovo Gianluca Grignani

“Tu che ne sai di me” è il brano che lancia il nuovo progetto del cantautore, diviso in tre parti, registrato nei suoi nuovi studi La Fabbrica di Plastica e che uscirà per la sua nuova etichetta Falco a Metà.

La parola “libertà” ha sempre significato molto per Gianluca Grignani, artista che 25 anni fa’ si è trovato, da illustre sconosciuto, a svettare nelle classifiche italiane e poi internazionali (Sudamerica soprattutto) arrivando a vendere 700.000 copie in Italia e un milione nel mondo.

Quell’enorme e improvviso successo è stato la croce e delizia di un cantautore che, non sentendosi totalmente rappresentato da quello che faceva, ha subito distrutto il suo stesso personaggio cambiando le carte in tavola già dal coraggioso e controverso (all’epoca, ma ampiamente rivalutato di recente) album – cult “La fabbrica di plastica”, uscito nel ’96.

Le sue note intemperanze, le sue scelte controcorrente, non sono mai state pose posticcie da rockstar ma richieste d’aiuto, d’attenzione, di un uomo e di un artista che ha sempre preferito il dubbio alla sicurezza, il salto nel buio al calcolo commerciale.

Fermo discograficamente dal 2014, Gianluca si è preso del tempo per raggiungere la libertà di cui sopra, costruendosi un proprio studio di registrazione, che si chiama proprio la Fabbrica di plastica. e aprendo una sua etichetta discografica, la Falco a metà, che si prefigge anche di produrre nuovi artisti.

“Verde smeraldo” è il primo ambizioso progetto della sua nuova “casa”, un concept album che uscirà diviso in tre parti, accompagnato da un tour acustico che segnerà inevitabilmente il 2020, anno solare che si è aperto proprio con l’uscita del singolo apripista “Tu che nei sai di me”.

Composto al pianoforte e arrangiato in maniera non convenzionale, “Tu che ne sai di me” è un brano non immediato ma che cresce ascolto dopo ascolto, una sorta di carta d’identità rinnovata di un Grignani sospeso tra melodia, grinta rock e psichedelia.

“Cerco di fare di me ciò che ho sempre voluto fare” spiega Gianluca, “questa libertà artistica acquisita la devo solo a me stesso”.

Questa canzone è per Gianluca “una presa di coscienza, è come passare il testimone a se stessi…un momento che si ripete durante la vita, a diverse età e in diverse circostanze, ma che tutti prima o poi devono affrontare. Ho lavorato molto sulla produzione di questo primo singolo, ci tenevo che diventasse quello che poi è diventato, anche perché è la canzone del ritorno, è il brano della mia indipendenza, è il pezzo in cui credo e spero molti si riconosceranno”.

Che sia ispirato o meno il nuovo Grignani è ancora presto per dirlo, in ogni modo non ci troviamo di fronte a un singolo insipido per le radio o a un rassicurante contentino per Spotify, la sensazione è che, al contrario, ci sia dentro tanta roba, forse troppa per un pezzo solo, ma il gusto del rischio, oltre alla cura maniacale dei dettagli e dei suoni, di questi tempi sono merce rara, quindi bentornato e viva Gianluca!