Sam Fender “Seventeen Going Under”

Spazio ad un giovane cantautore che sta cercando di tenere alto il buon nome del rock ‘n’ roll nel Regno Unito, il suo nome è Sam Fender.
Questo artista classe 94 ha già raggiunto il primo posto nella UK Album Chart con il disco d’esordio, questo ‘Hypersonic Missiles‘.
Non solo per l’illustre cognome il giovane Sam Fender sembra un predestinato: a soli 16 anni venne notato dal manager di Ben Howard, Owain Davies, e immediatamente inserito nella sua scuderia.
Il lungimirante impresario ha creduto in lui in tempi non sospetti, attendendo con pazienza che il suo acerbo talento maturasse provando diverse esperienze professionali (Sam è anche comparso come attore in alcune serie TV inglesi) e perfezionando il proprio stile estremamente debitore di Bruce Springsteen.
E’ così arrivato a firmare con una major (la Polydor), per poi far uscire quella dozzina di singoli necessari ad aprirgli per tempo l’autostrada del grande pubblico British.
Fu il fratello a introdurlo alla discografia del Boss, che divenne una vera e propria ossessione per il Sam teenager. Due album soprattutto: ‘Born To Run‘ (1975) e ‘Darkness On The Edge Of Town‘ (1978). A 13 anni già scriveva le prime canzoni ispirandosi al cantautore americano per eccellenza, ma anche “agli Oasis e a Joni Mitchell“.
Non è dunque un caso che ‘Hypersonic Missiles‘ sia uscito così com’è, un insieme di pop e indie-rock che ricorda parecchio i Killers, con testi attenti alle vicissitudini della classe sociale più debole del Regno Unito.
Niente di nuovo direte voi, eppure la formula funziona e in qualche modo cerca una conferma nel secondo album “Seventeen Going Under” previsto per ottobre, disco che ha tutta l’intenzione di mantenere quelle sonorità che tanto devono a Bruce Springsteen.
Seventeen Going Under promette di essere un disco ancora più personale, con canzoni semplici che puntano al cuore.