Paolo Nutini “Through the echoes”

Ritornare dopo otto anni con la sensazione che tutto sia al suo posto e anche di esserci sempre stato.
Questo è in sintesi, il ritorno di Paolo Nutini, cantautore scozzese di origini italiane, il tutto all’insegna di una musica che possiamo definire classica, con tanti riferimenti a cantautori e rocker che non possono essere definiti “vecchi”, per il semplice fatto che è musica eterna, senza tempo e che sta alla larga dalle mode.
“Last night in the bittersweet” ci riporta in un mondo fatto di palchi, musica suonata intima ed energica, pop rock di classe e realizzato con gusto.
Anche Ed Sheeran se vogliamo era partito in questa maniera, prima di buttarsi nei suoni del momento e in una miriade di collaborazioni contemporanee.
Ad anticipare l’atteso nuovo album ci sono già stati diversi brani, a partire da “Acid eyes”, pezzo mid tempo semiacustico che recupera la tradizione dei cantautori degli Anni ’70, filtrata attraverso la lezione del Ryan Adams di “Heartbreaker”.
“Petrified in love” è invece puro rock and roll, stavolta aggiungiamo una consonante e citiamo invece il canadese Bryan Adams
“Lose it” fa quasi il verso a Lou Reed avvicinandoci a un qualcosa di quasi più punk anche se in versione newyorkese.
“Shine a light”, con i suoi quasi sei minuti di durata, è quasi una immersione springsteeniana pur essendo a tutti gli effetti un pezzo nel suo stile.
L’album è aperto da “Afterneath”, brano che vede tra i crediti nientemeno che il regista Quentin Tarantino perchè contiene un campionamento tratto da un dialogo di “True Romance (Una vita al massimo)”, pellicola del 1993 con Patricia Arquette e Christian Slater.
Nutini non è nuovo ad operazioni di questo genere, già nel 2014 aveva inserito parte del monologo de “Il Grande Dittatore” di Charlie Chaplin in ‘Iron Sky’.

A fare da biglietto da visita per il nuovo progetto di Paolo Nutini ho scelto “Through the echoes”, pezzo struggente che richiama il cantautorato alla Cat Stevens.