Gorillaz, umani e virtuali

Lungo, eclettico e affollato di ospiti, “Humanz”, il quinto capitolo della saga virtual musicale di Damon Albarn e del fumettista Jamie Hewlett trabocca di sana, spericolata e dispersiva creatività.

Chissà cosa ha spinto il leader dei Blur, Damon Albarn , nel lontano 1998, ad uscire dal suo personaggio, dal suo essere artista affermato, per lanciarsi in questa avventura fatta di personaggi virtuali, di musica quanto mai distante dall’ ambito brit pop.
Tutto è nato nel suo appartamento di Notting Hill, forse per noia o ribellione al suo status di rockstar, fatto sta che quella scintilla ha fatto nascere, oltre a questo progetto eclettico, una innumerevole serie di avventure e collaborazioni (Rocket Juice and The Moon, The Good The Bad and The Queen, l’ etichetta londinese Honest Jon’s Records) che hanno messo a dura prova anche i suoi fan più fedeli ed accondiscendenti.
Capito com’è Damon Albarn si può allora comprendere perchè, nel 2010, nel pieno del successo, abbandonò anche il progetto Gorillaz facendo intende che nulla sarebbe più stato come prima.
Così, dopo anni di tam tam social dei fan speranzosi e alle immagini del fumettista Jamie Hewlett postate sui vari Instagram che hanno fatto venire l’ acquolina a tanti appassionati, i Gorillaz hanno deciso di tornare in grande stile, con una campagna virtuale massiccia comprendente animazioni aggiornate, tracce in anteprima su Youtube, la loro prima intervista animata a fare da antipasto ad un album lungo, quasi monumentale.
Le tracce sono 26 nella versione deluxe, anche se ne erano stati preparate addirittura 40 – 45 che saranno presto disponibili in un cofanetto di vinili riservato ai superfan, dove ogni disco avrà una traccia di “Humanz” sul lato A, mentre sul retro ci sarà un brano inedito.
il frontman virtuale 2D alias Damon Albarn abbandona quasi il microfono per lasciarlo ai numerosi ospiti che diventano una sorta di voci narranti di un viaggio dai toni apocalittici, la musica si muove tra elettronica e soul diventando quasi un omaggio sia ai classici sia agli artisti che oggi tengono banco nelle classifiche e nelle riviste musicali, Solange, Frank Ocean, Kendrick Lamar e Drake su tutti, per intenderci.
“Humanz” ci riporta la strabordante creatività di Damon Albarn, da “cuore oltre l’ ostacolo” che non va a braccetto con la capacità di sintesi e di identificarsi in uno stile, in un genere, con risultati qualitativi oggettivamente alterni.
Ci sono hit spacca classifiche come “Ascension” (con Vince Staples) e “Andromeda” (con D.R.A.M.), c’è la gloriosa Grace Jones in “Charger”, Benjamin Clementine nella intima “Hallelujah Money” e (udite udite!!!) il nemico Noel Gallagher degli Oasis nei cori di “We got the power”.
Singolo ufficiale dell’ album “The Apprentice”, pezzo di qualità che ha tra gli ospiti nientemeno che Rag’n’ Bone Man, senza dubbio l’ artista britannico dell’ anno.
Almeno sei o sette le vette alte del disco, altrettanti i momenti dubbi o interlocutori ma come si dice, “Errare Humanum Est” e quindi bentornati Gorillaz, virtuali ma anche molto umani.