Federico Poggipollini (Feat. Gianni Morandi) “Varietà”

Il nome di Federico Poggipollini è legato indissolubilmente a quello di Luciano Ligabue essendo la sua chitarra ormai dal lontano ’94, prima ancora Capitan Fede ha accompagnato come chitarrista ritmico i Litfiba affiancando il solista Ghigo Renzulli e il frontman Piero Pelù dal successo de “Il Diablo” (1990) fino all’altrrettanto fotunato “Terremoto” (1993).
Capite quindi il prestigio di questo chitarrista bolognese che non si è fatto mancare nemmeno una carriera solista di successo, ricordiamo ad esempio gli album “Via Zamboni 59” (1998) e “Nero” (2015).
Ora Fede si è imbarcato in un progetto interessante che ha l’obiettivo di farci riscoprire brani e artisti cult degli anni ’70 e ’80, un album che contiene vere e proprie chicche all’epoca parecchio apprezzate che con gli anni non sono state abbastanza tramandate.
Aricchiscono il progetto l’inedito “Delay” e 7 tracce strumentali che fanno da collante ai brani, che in alcuni casi vedono la produzione artistica di Micheal Urbano (Ligabue e Smash Mouse) che ha anche suonato la batteria dal suo studio a San Francisco, tutti i brani sono stati registrati, mixati e masterizzati al Pristudio di Bologna.
Ma arrivando alle cover, ci sono dei brani veramente cult come “Malamore” di Enzo Carella, “Vincent Price” di Faust’O, artisti mai abbastanza ricordati, e poi “Trappole” insieme a Eugenio Finardi. “Monnalisa” di Ivan Graziani qui realizzata insieme a Cimini,
“Città in Fiamme” brano del 1986 della band bolognese Tribal Noise in cui Federico suonava il basso.
Arrivati a Bologna passiamo a quelle che a mio avviso sono le due perle del disco: “Il chiodo”, brano degli Skiantos che ci rivela la genialità autorale di Freak Antoni in una veste più seria ma sempre finemente ironica, e il brano di lancio dell’album “Varietà”, brano di lancio dell’omonimo album di Gianni Morandi uscito nel 1989, scritto e prodotto da Mario Lavezzi.
Questa nuova versione funziona alla grande grazie all’apporto dell’inossidabile Gianni Morandi, all’arrangiamento originale, ai tagli corraggiosi (il pezzo è più corto ed efficace).